Russia, Nord Italia “contaminato” da Rutenio 106.
Negli Urali l’origine della nube radioattiva. I russi minimizzano: “Nessun
rischio per le persone”
Piccoli
quantitativi del raro metallo utilizzato in ambito medico per la cura dei
tumori oculari sono stati rilevati a inizio ottobre nel nostro Paese. La loro
presenza riconducibile all’altissima concentrazione della sostanza rilevata
nell’area che ospita anche il complesso nucleare russo Rosatom di Mayak
Dall’aria alla contaminazione degli alimenti il passo è breve,
infatti, passa prima di tutto per il rilascio di radiazioni di media a lunga
durata nell'atmosfera e nell'acqua, con il rischio di compromette gravemente la
catena alimentare.
Gli effetti provocati da radiazioni ionizzanti possono essere
somatici e genetici. I primi interessano i diversi tessuti dell’organismo, i
secondi colpiscono le cellule deputate alla riproduzione causando alterazioni
genetiche nei discendenti dell’individuo irradiato.
I danni possono
verificarsi in conseguenza a irradiazioni acute o a effetti cronici derivanti
da esposizioni continuate.
L’irradiazione
acuta corrisponde a dosi elevate di radiazioni in conseguenza di eventi
eccezionali come catastrofi ecologiche o esplosioni nucleari. Le radiazioni
sono estese a tutto il corpo e provocano lesioni e quadri clinici
caratteristici.
I giapponesi
durante le esplosioni di Hiroshima e Nagasaki impiegarono la zeolite per
guarire le vittime da radiazioni. I russi sono stati fra i primi a sfruttare la
capacità della zeolite di attrarre e trattenere gli ioni positivi, come i
metalli pesanti e gli isotopi radioattivi.
Nel 1986, a
Chernobyl, tonnellate di zeolite furono utilizzate per erigere barriere e per
bonificare i terreni contaminati. In quell’occasione la Zeolite fu utilizzata
anche per decontaminare le acque, e furono preparati biscotti e cioccolate alla
zeolite da dare ai bambini colpiti dalle radiazioni per proteggerli dalle loro
terribili conseguenze.
Una delle applicazioni della Zeolite è stata
infatti nel trattamento dei soggetti esposti alle radiazioni di Cernobil
colpiti da stronzio e cesio radioattivi con risultati rilevanti.
Di recente un gruppo di ricerca internazionale, guidato dal
professor Pavelic, biologo molecolare croato di grande fama internazionale, al
quale partecipa anche l'Italia, con lo staff del professor Fedele Manna, della
facoltà di Farmacia dell'Università La Sapienza di Roma, sta sperimentando con
buoni risultati le potenzialità terapeutiche di questo dono della natura.
La zeolite clinoptilolite
attivata è l'unica sostanza inorganica, caratterizzata da una notevole capacità
di scambio totale (0.64 - 0.98 mol/Kg), in grado di cedere i cationi liberi (
Na+, K+, Ca2+, Mg2+) e legare al loro posto i metalli pesanti, ioni ammonio,
radioisotopi o altri cationi (Cd2+, NH4 +, Fe2+, Pb2+, Cu2+, Cs+, Sr2+), per i
quali manifesta una grande selettività. Il vantaggio della zeolite
clinoptilolite attivata è costituito dalla insolubilità delle particelle che
passano inalterate nell'intestino ed adsorbono i metalli espellendoli insieme
alle feci, non interferendo con alcuna funzione fisiologica intestinale.
Questo meccanismo consente
inoltre di spostare l'equilibrio esistente fra l'intestino ed il resto
dell'organismo con conseguente richiamo nel lume intestinale dei metalli dal
resto dell'organismo comportando quindi una disintossicazione sistemica.