giovedì 23 novembre 2017

Russia, Nord Italia “contaminato” da Rutenio 106.

Russia, Nord Italia “contaminato” da Rutenio 106. Negli Urali l’origine della nube radioattiva. I russi minimizzano: “Nessun rischio per le persone”

Piccoli quantitativi del raro metallo utilizzato in ambito medico per la cura dei tumori oculari sono stati rilevati a inizio ottobre nel nostro Paese. La loro presenza riconducibile all’altissima concentrazione della sostanza rilevata nell’area che ospita anche il complesso nucleare russo Rosatom di Mayak

Dall’aria alla contaminazione degli alimenti il passo è breve, infatti, passa prima di tutto per il rilascio di radiazioni di media a lunga durata nell'atmosfera e nell'acqua, con il rischio di compromette gravemente la catena alimentare.

Gli effetti provocati da radiazioni ionizzanti possono essere somatici e genetici. I primi interessano i diversi tessuti dell’organismo, i secondi colpiscono le cellule deputate alla riproduzione causando alterazioni genetiche nei discendenti dell’individuo irradiato.
I danni possono verificarsi in conseguenza a irradiazioni acute o a effetti cronici derivanti da esposizioni continuate.
L’irradiazione acuta corrisponde a dosi elevate di radiazioni in conseguenza di eventi eccezionali come catastrofi ecologiche o esplosioni nucleari. Le radiazioni sono estese a tutto il corpo e provocano lesioni e quadri clinici caratteristici.

I giapponesi durante le esplosioni di Hiroshima e Nagasaki impiegarono la zeolite per guarire le vittime da radiazioni. I russi sono stati fra i primi a sfruttare la capacità della zeolite di attrarre e trattenere gli ioni positivi, come i metalli pesanti e gli isotopi radioattivi.
Nel 1986, a Chernobyl, tonnellate di zeolite furono utilizzate per erigere barriere e per bonificare i terreni contaminati. In quell’occasione la Zeolite fu utilizzata anche per decontaminare le acque, e furono preparati biscotti e cioccolate alla zeolite da dare ai bambini colpiti dalle radiazioni per proteggerli dalle loro terribili conseguenze.
Una delle applicazioni della Zeolite è stata infatti nel trattamento dei soggetti esposti alle radiazioni di Cernobil colpiti da stronzio e cesio radioattivi con risultati rilevanti.
Di recente un gruppo di ricerca internazionale, guidato dal professor Pavelic, biologo molecolare croato di grande fama internazionale, al quale partecipa anche l'Italia, con lo staff del professor Fedele Manna, della facoltà di Farmacia dell'Università La Sapienza di Roma, sta sperimentando con buoni risultati le potenzialità terapeutiche di questo dono della natura.



La zeolite clinoptilolite attivata è l'unica sostanza inorganica, caratterizzata da una notevole capacità di scambio totale (0.64 - 0.98 mol/Kg), in grado di cedere i cationi liberi ( Na+, K+, Ca2+, Mg2+) e legare al loro posto i metalli pesanti, ioni ammonio, radioisotopi o altri cationi (Cd2+, NH4 +, Fe2+, Pb2+, Cu2+, Cs+, Sr2+), per i quali manifesta una grande selettività. Il vantaggio della zeolite clinoptilolite attivata è costituito dalla insolubilità delle particelle che passano inalterate nell'intestino ed adsorbono i metalli espellendoli insieme alle feci, non interferendo con alcuna funzione fisiologica intestinale.

Questo meccanismo consente inoltre di spostare l'equilibrio esistente fra l'intestino ed il resto dell'organismo con conseguente richiamo nel lume intestinale dei metalli dal resto dell'organismo comportando quindi una disintossicazione sistemica.